BARI – Fino agli anni ’80 a Bari c’era un idrovolante. Era conservato nel Museo civico. Un mezzo storico, un Lohner, che ricordava un bombardamento subito dalla città nell’agosto del 1918 proprio da due idrovolanti. I due mezzi furono abbattuti ed uno rimase a Bari, finché negli anni ’80 l’allora sindaco De Lucia lo promise alle Forze armate, perché venisse restaurato ed esposto in un hangar a Roma a Vigna Valle (anche se non è certo che l’idrovolante che è a Roma sia proprio il mezzo barese). Un piccolo mistero, insomma, per un mezzo il cui trasferimento fu molto osteggiato, e che fa capire il rapporto di una città di mare come Bari con dei mezzi che uniscono in se l’acqua e il cielo.
Ora Bari si candida a diventare nuovamente una meta dove gli
idrovolanti possano atterrare e decollare a fini turistici (e grazie al
cielo non più scaricare bombe) ed entrare così a far parte di una rete
di città già sedi di idroscali e porti in grado di ospitare questi
signori dei cieli.
L’iniziativa «Ali sul mare, il ritorno degli
idrovolanti a Bari. passato e futuro, radici storiche, opportunità e
sinergie» presentata ieri presso la sede dell’Autorità portuale ha visto
attorno al tavolo: Ugo Patroni Griffi, presidente
dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Orazio
Frigino, presidente Aviazione marittima italiana, il contrammiraglio
Vincenzo Leone, comandante del porto ed Elio Sannicandro direttore
generale di Asset-Regione Puglia.
«L’idrovolante è una sorta di simbolo molto affascinante di quando la Puglia era nelle grandi rotte commerciali che collegavano l’Europa con il medio Oriente e l’Africa – ha spiegato Patroni Griffi –. Un mezzo ibrido che unisce il mare ed il cielo e per questo motivo è molto versatile. Quello a cui puntiamo è fare di Bari e la Puglia l’hub di questo tipo di turismo, con la nostra città che diventerebbe una delle perle in una sorta di collana che unisce i porti dove gli idrovolanti possono attraccare. Questo permetterebbe di unire in breve tempo il nord al sud della Puglia che è molto lunga».
Si parla naturalmente di un turismo di elite, di quanti possiedono un idrovolante grazie al quale potersi spostare dal Gargano a Santa Maria di Leuca (magari con tappa a Bari) in poche ore. E che però potrebbe anche dar vita ad iniziative imprenditoriali, che permettano anche ai non proprietari di farsi un giro su questi mezzi e godere così delle bellezze della nostra terra.
«Grazie agli idrovolanti un turista potrebbe in pochi giorni visitare dalla Tremiti al Salento, con Bari che diventerebbe ancora più centrale in questi percorsi ha concluso Patroni Griffi -. Lancio una suggestione: questo progetto con gli idrovolanti potrebbe trasformare il nostro territorio in una sorta di Cappadocia dove si fanno le trasvolazioni con le mongolfiere. Una di quelle emozioni che tanto piacciono ai turisti di qualità che chiedono sempre più Bari tra le mete pugliesi».
«L’idea di rendere Bari un idroscalo mi sembra straordinaria e mi riempie di felicità ed entusiasmo – sottolinea l’ammiraglio Leone -. È un progetto che sprigiona marittimità da tutti pori, da tutte le pietre e soprattutto tutte le banchine del porto antico e borbonico. Può veramente essere un volavo di sviluppo importante per il territorio. La Guardia costiera è sempre al fianco di queste iniziative e a tutti coloro che valorizzano il mare in maniera sostenibile».
«Il primo volo in idrovolante Bari lo ha visto nel 1911 durante una gara aerea, quindi un progetto come quello che puntiamo a realizzare tende a riannodare una storia molto antica che coinvolge tutta la Puglia – spiega Frigino -. L’idrovolante è un mezzo versatile, ecosostenibile perché non ha scarichi che rischiano di inquinare il mare, e per atterrare gli basta una spiaggia. C’è solo necessità che tutte le autorità dialoghino tra loro per trovare regole condivise che rendano l’esperienza sicura».